🌿 Due quaderni per attraversare il vuoto e abitare l’assenza
- Filippo Manassero

- 9 set
- Tempo di lettura: 2 min
Ciao, ti scrivo oggi con un’emozione silenziosa ma profonda.
Qualcosa si è compiuto. E, allo stesso tempo, qualcosa sta iniziando.
Forse ricordi…Questa estate, durante i giorni di Obon, abbiamo cominciato a parlare di mancanza. Di presenze invisibili. Di legami che non si vedono ma si sentono. Di vuoti che sembrano ferite… e invece sono soglie.
Quel sentiero – fatto di parole, silenzi, immagini, memoria – non si è interrotto.
Ha continuato a camminare con me.
E, piano piano, è diventato materia viva.
Carta. Inchiostro. Domande. Rituali.
Oggi quel cammino prende forma in due quaderni da abitare, nati per chi sente che l’assenza non è un’assenza vera, ma una presenza diversa.
Nati per chi non ha paura del vuoto, e anzi vuole imparare a custodirlo.
🌿 "Custodire il vuoto" è un invito a non riempire subito ciò che manca.
A restare. A respirare dentro quello spazio che nessun oggetto, nessuna parola, può colmare.
🌙 "Abitare l’assenza" è un quaderno per camminare con chi non c’è più.
Per ascoltare i messaggi del silenzio. Per accorgersi che ciò che ci manca, a volte… ci guida.
Dentro ogni quaderno troverai:
☑ un testo meditativo da leggere con calma
☑ pagine di domande a cui rispondere con il cuore
☑ una meditazione audio per lasciarti accompagnare
☑ un esercizio di pittura meditativa, semplice e potente
☑ un rituale conclusivo per trasformare ciò che emerge in un gesto sacro
E potrai scegliere: tenerli in formato digitale, oppure stamparli e trasformarli in un compagno di viaggio da portare sempre con te.
🎁 Per celebrare questo lancio, fino a domenica 14 settembre potrai riceverli entrambi a un prezzo speciale:
👉 €25 (anziché €29,80) (Una volta completato l’acquisto, riceverai subito entrambi i quaderni in doppio formato: digitale + stampabile fronte-retro.)
Se senti che è il momento, ti lascio il link qui sotto:
Se invece non è ancora ora, va bene così.
Restano lì.
A custodire.
A suggerire.
A sussurrare.
Come fanno le cose che sanno aspettare.
A presto,
Filippo








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