L’idea che sottende all’ideazione dei Giardini d’Inverno, ossia far crescere delle piante in ambienti controllati, risale addirittura all’epoca romana.
Il Giardino d’Inverno vero e proprio nacque nel XVI sec., quando si diffuse la consuetudine, tra i ricchi proprietari terrieri dell’Europa del nord, di coltivare agrumi, quali limoni e arance, che commercianti provenienti dai paesi mediterranei proponevano sulle loro tavole come delizie del palato.
Si iniziò costruendo semplici pergole sopra le piante in vaso o spostando le stesse al chiuso durante la stagione fredda. Le “Limonaie”, come venivano chiamate in Italia, erano costituite da strutture essenziali, quali magazzini o gallerie, con le aperture tamponate da pannelli di legno per riparare le piante dal freddo e dalle intemperie. Nel Nord Europa nacquero invece le “Orangeries”, strutture realizzate in legno, mattoni o pietra con ampie finestre verticali aperte nelle pareti orientate a sud.
Nel XVII sec. comparvero anche in Olanda e in Inghilterra, e divennero pretesto per conservare e far conoscere piante tropicali di varie specie.
Il XVIII sec. portò con sé una straordinaria innovazione: uno scienziato olandese, infatti, sperimentò l’uso delle vetrate inclinate, capaci di far entrare negli spazi interni molta più luce e più calore rispetto ai semplici tamponamenti trasparenti verticali.
Il XIX sec. fu l’età d’oro per i Giardini d’Inverno, soprattutto in Inghilterra, dove la tradizionale passione per il giardinaggio sposò con successo le nuove tecnologie nell’ambito del riscaldamento e della produzione del vetro.
L’epoca vittoriana fu infatti il periodo in cui si definirono e perfezionarono le sue caratteristiche stilistiche più riconoscibili: una struttura metallica riccamente decorata nello stile dell’epoca, il Liberty, a fare da supporto a vetrate semplici o delicatamente lavorate secondo i dettami dell’Art Nouveau.
Da quel momento in poi il Giardino d’Inverno iniziò a diffondersi in tutta Europa come tipologia architettonica: dapprima venne riservato solo a serre, giardini e orti botanici, successivamente fu utilizzato anche per definire spazi di dedicati all’ospitalità, alla socializzazione, al riposo.
A declinare queste situazioni in decorazioni murali d'interno, il passo fu breve.
Al fine di riportare in sale e camere, la suggestione di elementi paesaggistici e vegetali che ammiccavano spesso ad atmosfere esotiche.
Un mio allievo molto ambizioso, è arrivato da me tempo fa con la richiesta di voler provare a realizzare una decorazione murale con questo "gusto".
Nel tempo con me ha studiato la tecnica del pastello secco ed ha affrontato un percorso base sul Trompe l'Oeil. Anche lui, come molti altri miei allievi ed allieve, è un decoratore professionista soggetto alla "sindrome dell'Imbianchino". Con la quale deve scontrarsi ogni qualvolta ha un‘occasione per fare qualcosa di artistico, nonostante in lui vi siano capacità, attrazione e desiderio per questo tipo di commesse.
Un suo cliente, ha fatto posizionare una carta da parati che vede rappresentata questo tipo di decorazione e gli ha chiesto di continuare pittoricamente il paesaggio esotico raffigurato, su porzioni di pareti limitrofe.
" Filippo, io non credo di poterlo fare - mi disse - ma magari dietro il tuo aiuto posso provarci e al massimo non accontenterò il cliente"
"Ok - ho risposto- io invece sono sicuro che ce la faremo. Procurati due tele di una buona misura. In una lavoro io e nell'altra tu. Andiamo per passaggi alternati in modo che tu possa guardarmi all'opera e io di conseguenza seguirti e dirigerti."
Qui di seguito il reportage
Sempre grande Filippo!
Lauram