Il rischio di vivere la propria vita in “fase Rem” è sempre in agguato.
Possiamo attraversare le nostre giornate, settimane, mesi, a volte anni senza essere davvero svegli. Ipnotizzati dalle nostre false credenze, dalle nostre paure. Distratti da proiezioni del passato, previsioni sul futuro. Completamente assoggettati all'illusione di tenere tutto sotto controllo, senza renderci conto di essere schiavi della nostra mente da cui nasce la stessa illusione.
Occorre "risvegliarsi".
Occorre ritrovare la fede negli eventi che ci accadono. Non per illuderci di poter trasformare un accadimento complesso in una "passeggiata". Ma per cambiare la nostra abituale modalità di affrontarli. Esercitare il nostro diritto di poter scegliere come viverli. Quante volte abbiamo superato eventi che ci hanno messo alla prova e che in finale si sono rivelati ciò che ci serviva imparare?
Occorre arrendersi all'idea di sentirci parte dell'espressione di una mente superiore, che possiamo chiamare come meglio crediamo e a cui possiamo affidarci.
Attraversare un evento facendo tutto quello che occorre per comprenderlo nel profondo e non nel cervello. Accettarlo abbandonando la visione di noi come vittime per scegliere quella di co-creatori e guardare alle azioni da compiere, come rituali magici e potenti.
Talvolta comporta lasciare andare un'abitudine consolidata, separarci da qualcosa verso cui ci sentiamo obbligati, un amore, un lavoro, l’immagine che abbiamo costruito di noi e che abbiamo “venduto” al mondo. Un equilibrio che abbiamo costruito per sopravvivere che é cosa ben diversa dal vivere. Trovare il coraggio di andare incontro alla paura, non fuggirla, avere fiducia nell’evento. Trasformare la nostra percezione del dolore, che non ha l’obiettivo di farci soffrire ma di risvegliarci. É una “chiamata“. Permettiamo che il messaggio intrinseco si riveli e celebriamolo.
“Buona Pasqua”
Filippo
Un monaco durante il suo pellegrinaggio venne ospitato da una famiglia di contadini. Gli offrirono un pezzo di formaggio e un po’ di latte, ma rimase in forte imbarazzo nel vedere che queste brave persone erano davvero poverissime.
Il monaco chiese come facessero a tirare avanti in quella capanna isolata e senza risorse di alcun genere. La moglie del contadino rispose che, grazie ad una mucca che mungono ogni mattina, vendevano il latte alle famiglie che abitavano nelle vicinanze e sopravvivevano risparmiando i pochi soldi ricavati dalla vendita e mangiando un po’ di formaggio preparato con il siero.
La mattina dopo il monaco disse al contadino e sua moglie:
“Ho pensato tutta la notte a cosa posso fare per voi e… vi dico di uccidere la vostra mucca subito!” Il contadino e la moglie sorpresi dalle parole del monaco si disperarono e si misero a piangere. Erano molto affezionati all’animale, ma stranamente sapevano in cuor loro che il monaco aveva ragione e, pur con la morte nel cuore, condussero la mucca al precipizio dietro la casa e la buttarono giù uccidendola, mentre il monaco riprese il suo viaggio.
Dopo due anni il monaco tornò a far visita alla famiglia di contadini e quello che vide fu una situazione completamente diversa: al posto di una fattoria diroccata c’era una bellissima villa con giardino, allevamenti di animali, frutteti, orti e un bellissimo lago dove nuotavano pesci di ogni genere. Quando il capofamiglia vide il monaco lo abbracciò in lacrime ringraziandolo del suo consiglio che gli aveva cambiato la vita! Venne accolto dai padroni di casa e gli fu offerto ogni ben di Dio.
Sorpreso e felice che questi contadini avessero stravolto fino a quel punto il loro tenore di vita chiese di raccontargli come avessero fatto.
Da quando non c’era più la mucca, ogni mattina, si alzavano con la forte motivazione di doversi trovare un modo per guadagnarsi da vivere, e questo gli permise di conoscere gente nuova e affrontare situazioni che furono il motivo della loro fortuna. Il capofamiglia non si era infatti mai reso conto che la mucca non gli permetteva di vivere ma solo di sopravvivere.
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