I luoghi hanno una loro energia, a volte si avverte e altre volte no. Ma c'é sempre.
Nel mio lavoro, entrare in sintonia con un ambiente é una dote molto importante e può fare la differenza. Ricordo un architetto d'interni con cui ho collaborato molti anni fa, che un giorno mentre io stavo dipingendo delle decorazioni a parete, si mise ad urlare contro la cliente perché questa lamentava che lui non l'accontentasse nel modo che lei avrebbe voluto. E stesse realizzando i lavori, esclusivamente a suo gusto. L'architetto scocciato urlò:
"io non sto facendo quello che voglio io! io sto facendo quello che la casa mi chiede!!"
Era un "genio del crimine". Io adoravo ascoltarlo nei suoi monologhi con i clienti. La sua arte oratoria era incredibile ed era talvolta un gran manipolatore. Quel giorno sono rimasto fermo e immobile contro la mia parete e non mi sono minimamente voltato a guardarlo.
Ho solo sentito che "lo amavo". Perché in quella frase vi era una enorme verità.
Connettersi con un luogo, decifrare particolari invisibili ai più, legare insieme elementi apparentemente incoerenti e consegnare una visione totalizzante al proprio cliente non é una qualità facile da incontrare nei professionisti. A volte, non si tratta solo di cogliere ciò che é visibile. Si tratta di accogliere le proprie intuizioni e visioni, che possono emergere dalla tua capacità di cogliere l'invisibile. E che proprio per questo, risultano a te per primo irrazionali. Ma che, se seguite e non ostacolate, portano a valorizzare e rendere giustizia a quell'energia sottile, propria del luogo.
2017 - Francesca, una mia allieva di pittura zen a Roma mi chiede se posso decorarle le pareti di un terrazzo, con una decorazione dal gusto giapponese.
Approfittando della mia presenza in città per tenere i corsi, ci mettiamo d'accordo per fare un sopralluogo e visionare il luogo.
-Cosa ti piacerebbe che io facessi?
- Ah non lo so, io mi fido di te. Vorrei una decorazione dal gusto giapponese, ma non ho un'idea. Magari mi piacerebbero dei bambù? Pensaci e fammi sapere. Tanto non c'è fretta. Io qui non ci vivo, era la casa di mia zia e ora, io e mia cugina ne abbiamo fatto un air-bnb. Se per la prossima volta che torni a Roma hai un progetto da farci vedere, lo valutiamo e decidiamo.
- Ok facciamo così.
Passano i mesi e io nemmeno ci penso molto. Ad un certo punto si avvicinano le nuove date dei miei corsi a Roma e inizio a considerare le pareti del terrazzo.
Sfoglio libri, cerco ispirazioni in rete, ma nulla di ciò che incontro mi fa scattare un'idea.
Ritorno alle foto che ho fatto della casa e del terrazzo e lentamente, mi ritrovo a risentire l'atmosfera del luogo. La casa é molto bella ed il terrazzo e la sua vista pure.
Il giorno che ci sono entrato per la prima volta, mi ha molto colpito la sua struttura e mi sono sentito accogliere dagli ambienti in un modo gentile e caldo.
Immerso nel ricordo della casa, avverto l'esigenza di voler immaginare la mia decorazione, come una scenografia da godere nel momento della sera. Quando dopo una lunga giornata di sole, il terrazzo inizia a rinfrescarsi e si appresta ad accogliere i suoi inquilini attorno al tavolo. Per cenare e poi semplicemente a rilassarsi nell'atmosfera del cielo e delle notti estive.
Lascio "covare" l'intuizione e mi aspetto che presto possa schiudersi un'idea.
Ad una settimana circa dalla mia partenza per Roma, una sera mentre sono sul mio terrazzo a Torino che guardo la luna, d'improvviso "metto a fuoco".
Voglio dipingere il cielo e la luna in uno scenario paesaggistico giapponese. Mi connetto dal telefonino senza neanche alzarmi dallo sdraio e cerco " luna e Giappone". Vengo sommerso da una moltitudine di immagini e resto attratto da un dipinto di Hiroshige, che rappresenta un ramo su cui poggia una civetta con nello sfondo la luna.
Riconosco all'istante quell‘eccitazione interna, ma subito anche, quella vocina che mi sussurra già:" non le piacerà mai una decorazione notturna e per di più con una civetta!"
Il giorno dopo, lavoro a costruire il mio apparato decorativo, schizzo un'architettura in primo piano, penso a come potrei lavorare il cielo dello sfondo e inizio a costruirmi un bozzetto molto approssimativo.
Arrivo a Roma e ci diamo un appuntamento. Francesca arriva insieme alla cugina e saliamo nell'appartamento. Usciamo sul terrazzo e inizio a raccontare la mia idea.
"Ho pensato che vorrei creare una suggestione per il momento della sera. Un fondale che avvolga gli ospiti e li circondi nell'area del tavolo, creando una sorta di scenografia che possa "reggere" il buio della notte..."
Loro mi guardano con la classica espressione di chi davanti a sé, vede solo un enorme e sospeso punto interrogativo.
"Quindi ho immaginato di utilizzare le due pareti ad angolo, per mettere in primo piano una struttura che riprende le classiche pareti divisorie della case giapponesi, da cui si vede fuori il cielo notturno e la luna. Su questa parete, un ramo in fiore di ciliegio e su questa, un ramo su cui poggia una civetta. Mi piacerebbe molto riprodurre questa di Hiroshige."
E mostro loro il tutto.
Silenzio.
Loro si guardano in un modo che non riesco a decifrare.
"Ma come ti è potuta venire in mente questa idea?" mi chiede Francesca
"Io non ci posso credere..." dice la cugina
"Sai... - continua Francesca - nostra zia collezionava civette e gufi. In casa ve ne erano ovunque. Tutti chiamavamo questo posto, la casa delle civette!"
Qui di seguito il video della realizzazione.
Buona visione e a presto
Filippo
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