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Immagine del redattoreFilippo Manassero

Io sono Gior - naliera

Oggi, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, abbiamo assistito a un tradimento. Non solo un tradimento verso tutte le donne italiane che vivono ogni giorno il rischio di subire violenza, spesso dentro le mura domestiche, ma un tradimento verso ciò che questa giornata rappresenta: la consapevolezza, il rispetto, la memoria, e l’impegno collettivo per un cambiamento necessario.


Giorgia Meloni, che pure rappresenta un modello complesso e controverso di femminilità in un contesto patriarcale, ha scelto di usare questa occasione per distorcere il messaggio, spostandolo su un piano che nulla ha a che vedere con la realtà dei numeri e dei fatti. Dire che il problema della violenza sulle donne sia legato all’immigrazione significa non solo ignorare i dati – che confermano come la stragrande maggioranza dei femminicidi sia perpetrata da mariti, compagni, fidanzati italiani – ma anche sfruttare il dolore delle donne per fini politici.


È una scelta calcolata, forse, ma è anche una scelta profondamente disumana. Non si possono strumentalizzare le vittime per alimentare una narrazione che scarica responsabilità su chi è già marginalizzato, spostando l’attenzione dalla vera radice del problema: una cultura profondamente patriarcale, trasversale a ogni nazionalità, che considera le donne come proprietà. Questa cultura, alimentata da secoli di silenzi, giustificazioni e invisibilizzazioni, si annida ovunque, anche e soprattutto in casa nostra.


Eppure, il dolore oggi è più profondo perché questa deriva arriva da una donna, una donna che sa bene cosa significa affrontare un sistema fatto di compromessi, di potere maschile, di battaglie continue per essere prese sul serio. Giorgia Meloni conosce quella lotta, l’ha vissuta, e in passato ha rivendicato – anche se raramente – il valore della propria femminilità. Ma oggi ha voltato le spalle non solo a tutte le donne italiane, ma anche a sé stessa, alla sua storia, e alla possibilità di dimostrare che essere donne al potere non significa tradire la propria natura.


Spostare il discorso sulla sicurezza dei confini in un giorno come questo è una scelta vigliacca. È un modo per evitare di affrontare una verità scomoda: la violenza sulle donne non è un problema esterno, non arriva da “fuori”. È un problema che nasce dentro le nostre case, nella nostra cultura, nei nostri modelli educativi. Ed è lì che deve essere combattuta, con politiche serie e strutturali, con educazione, con leggi che funzionano, con una rete di supporto reale per chi subisce violenza.


Non si può parlare di proteggere le donne italiane se si ignorano le loro storie, le loro ferite, le loro morti. E non si può pretendere di costruire una società più giusta tradendo la memoria e la dignità di chi non c’è più. Questo tradimento non può passare inosservato. Le donne, tutte le donne, meritano rispetto, non strumentalizzazioni. Meritiamo politiche che parlino di noi, per noi, e con noi, non contro di noi. E di questo, oggi, Giorgia Meloni dovrà rendere conto.


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